Dichiarazioni redditi 2021, le statistiche di affidabilità fiscale
ROMA – Il Dipartimento delle Finanze ha reso note le statistiche relative agli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, alle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita Iva e in base al reddito prevalente trasmesse dai contribuenti nel 2021, relative al periodo d’imposta 2020.
Si tratta di dati riferiti ad un periodo di forte contrazione del PIL (-7,8% in termini nominali e -9,0% in termini reali), caratterizzato da un contesto macroeconomico influenzato dalla crisi dovuta alla pandemia da COVID-19 e dalle misure di contenimento adottate.
Con l’introduzione degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) a partire dal 2018 è terminata l’applicazione degli Studi di Settore. Il periodo d’imposta 2020, dunque, risulta il terzo anno di applicazione dei nuovi indici e il primo caratterizzato dallo shock della pandemia da COVID-19. Gli ISA rappresentano i nuovi indicatori statistici introdotti dall’Agenzia delle Entrate per valutare l’affidabilità fiscale di imprese e lavoratori autonomi, concepiti con l’obiettivo di passare da strumenti con mera funzione di accertamento a strumenti basati sull’adempimento spontaneo degli obblighi tributari e che stimolino la cooperazione tra Fisco e contribuenti.
Per tenere conto della situazione di particolarità economica, derivante sia dalla pandemia che dalle misure di contenimento del contagio, l’Agenzia delle Entrate ha emanato un’apposita circolare in cui sono state introdotte nuove cause di esclusione e in cui è stata prevista una revisione degli indici. In particolare, due decreti ministeriali hanno stabilito come siano esonerati dalla compilazione degli ISA i contribuenti che hanno subìto una diminuzione dei ricavi/compensi di almeno il 33 per cento nel 2020 rispetto al periodo d’imposta precedente, o hanno aperto la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019, oppure esercitano, in maniera prevalente, le attività economiche individuate da specifici codici attività. La flessibilità dell’indice di affidabilità fiscale, che ha permesso l’esonero in situazioni di particolarità economica, è una delle sue caratteristiche previste dal legislatore sin dalla sua introduzione.
Il numero di soggetti interessati dagli ISA nel 2020 ha riguardato 2.071.051 contribuenti, in forte diminuzione rispetto agli ISA relativi all’anno 2019 (-24%), per l’introduzione delle cause di esclusione. La platea è composta per il 54% da persone fisiche, per il 18% da società di persone e per il 28% da società di capitali ed enti non commerciali, in linea con l’anno precedente. Anche analizzando la distribuzione territoriale, non si osservano rilevanti cambiamenti nella localizzazione dei soggetti: come l’anno precedente, il numero dei contribuenti è concentrato per il 53% nel Nord; nel Sud e Isole la percentuale sul totale è pari al 27%, mentre al Centro è al 21%.
La notevole diminuzione della platea dei soggetti a cui si applicano gli ISA ha comportato una selezione dei soggetti con migliori risultati economici. Nel 2020 si registra un aumento dell’1% nei ricavi e compensi medi dichiarati. Tale dato sale all’11,4% per quanto riguarda il settore del commercio, aumento probabilmente dovuto a diverse cause: a uno spostamento temporaneo dei consumi dal settore della ristorazione a quello dell’acquisto degli alimentari, a causa della pandemia, alle innovazioni antielusive introdotte dalla fatturazione elettronica e a un maggiore uso di mezzi di pagamento elettronici da parte dei consumatori. Anche il valore aggiunto medio è aumentato dell’1,1% rispetto al periodo d’imposta precedente, mentre il reddito medio d’impresa o da lavoro autonomo è cresciuto dell’8,6%.
Al raggiungimento di un ISA pari almeno a 8, su una scala da 1 a 10, è previsto per tutti i contribuenti un regime premiale crescente. Nel 2020 il numero di contribuenti con un ISA almeno pari a 8 rappresenta il 43,5% del totale, in aumento rispetto alla quota del 2019. Anche per il regime premiale si osservano incrementi in tutti i valori medi delle variabili economiche e reddituali, ovvero nei ricavi/compensi medi dichiarati, nel reddito medio e nel valore aggiunto medio.
In conclusione, nel terzo anno di applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale, in un periodo di inattesa crisi economica generata dalla pandemia, è stata fondamentale l’introduzione di correttivi ed esoneri nel sistema.
Al netto di tali importanti modifiche, i dati dei contribuenti che hanno avuto applicazione degli ISA nel 2020, perché non direttamente o eccessivamente colpiti dagli effetti della crisi Covid, mostrano un incremento in tutti i valori medi delle variabili economiche e reddituali.
STATISTICHE IRPEF TITOLARI DI PARTITA IVA E SOCIETÀ DI PERSONE
Nel 2020 le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato dichiarazione sono circa 3,7 milioni, in linea rispetto all’anno precedente; tale insieme è composto da imprenditori (32,2%), lavoratori autonomi (14,2%), agricoltori (6,4%), mentre i contribuenti in ‘regime fiscale di vantaggio’ e ‘regime forfetario’ rappresentano ormai quasi la metà dei titolari di partita Iva (47,2%).
I soggetti aderenti al regime forfetario risultano circa 1,6 milioni, in linea rispetto all’anno precedente. Il reddito imponibile è pari a circa 18,9 miliardi di euro per un valore medio di 12.961 euro mentre l’imposta sostitutiva del 15% o 5% (per i primi cinque anni di attività) è stata pari a 2,3 miliardi di euro per un valore medio di 1.556 euro. Si ricorda che l’imposta sostitutiva assorbe l’Irpef, le addizionali regionali e comunali, l’Irap e non prevede l’applicazione dell’Iva.
I soggetti in regime fiscale di vantaggio, che vi hanno aderito entro il 2015, risultano essere ancora circa 98.000 (-37,5%); oltre l’81% degli utilizzatori dichiara un reddito imponibile positivo, per un ammontare complessivo di oltre 959 milioni di euro e un valore medio di 12.042 euro; l’imposta sostitutiva al 5% è pari a 48 milioni di euro per un ammontare medio di 604 euro.
Le dichiarazioni delle società di persone relative all’anno d’imposta 2020 sono 723.337, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-3,9%). Il reddito medio dichiarato dalle società di persone, pari a 47.140 euro, è in decremento del 2,1% rispetto all’anno precedente.
Le analisi presenti sul sito del Dipartimento delle Finanze danno conto dell’utilizzo delle principali agevolazioni fiscali da parte dei titolari di partita Iva e delle Società di persone (Crediti d’imposta transizione 4.0, che hanno sostituito Super-ammortamento e Iper-ammortamento, ACE, Patent Box).
STATISTICHE IRPEF IN BASE AL REDDITO PREVALENTE
I dati statistici delle dichiarazioni Irpef delle persone fisiche, già pubblicati, sono ora arricchiti dalla classificazione dei contribuenti in base al reddito prevalente. Dal 2018 è stato rivisto il criterio di prevalenza, considerando nella scelta anche i redditi soggetti a tassazione sostitutiva dei contribuenti in regime forfetario e di vantaggio. L’85% dei circa 41,2 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 6,3% del totale ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, compreso anche quello in regime forfetario e di vantaggio. La percentuale di coloro che detengono in prevalenza reddito da fabbricati è pari al 4,1%.
Dall’analisi integrata delle dichiarazioni dei dipendenti con quelle dei propri datori di lavoro si osserva che oltre il 63% dei dipendenti ha prestato servizio presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno, mentre il restante 37% ha prestato servizio presso più datori di lavoro. Rispetto alla natura giuridica del datore di lavoro, il 58% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti da coloro che sono occupati presso enti pubblici (15%), ditte individuali (8,2%), società di persone (oltre il 6%) ed enti ospedalieri e istituti di previdenza e assistenza sociale (oltre il 5%).
Il reddito medio da lavoro dipendente presenta un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il reddito medio più basso, pari a 9.584 euro, risulta quello dei lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica; il valore sale a 13.468 euro per i dipendenti di società di persone, a 22.292 euro per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, mentre si registra il reddito medio più elevato, pari a 23.246 euro, per i dipendenti delle società di capitali.