Spese sanitarie, in calo le detrazioni nell’ultimo biennio
Si tratta, osservano i tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze, di un valore in calo rispetto alle annualità precedenti, in diminuzione anche i beneficiari delle relative detrazioni fiscali
ROMA – Tra le numerose agevolazioni previste dalla normativa fiscale italiana, quella per le spese sanitarie rappresenta tradizionalmente la tipologia più richiesta. In sostanza, nella maggior parte dei casi è riconosciuta una detrazione dall’Irpef di una percentuale pari al 19% della spesa sostenuta per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro, la cosiddetta franchigia. Inoltre, in alcune situazioni invece della detrazione dall’imposta lorda si può usufruire di una deduzione dal reddito complessivo.
Passando ai numeri, dall’analisi dei dati raccolti dal Mef sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2021 e, quindi, relativi all’anno d’imposta 2020, il numero dei beneficiari per tale detrazione ha superato i 18milioni di contribuenti, 18.380.259 per l’esattezza, mentre la somma complessiva delle spese sanitarie sostenute, incluse quelle per i portatori di handicap e per l’acquisto di cani guida, ha oltrepassato nella stessa annualità di riferimento i 16 miliardi di euro, fermandosi a 16.764.760 euro.
Come chiarito e illustrato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, entrambi i dati, il numero dei beneficiari e la spesa sanitaria totale, sono in calo rispetto a quanto riportato dai contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi precedenti, ovvero quelle del 2020 sull’anno d’imposta 2019. In quell’anno infatti, il 2019, la spesa totale era stata pari a 20.087.573 euro, all’incirca 3,3 miliardi in più rispetto al 2020, mentre il numero delle persone aventi diritto alla detrazione del 19% per le spese sanitarie sostenute era di 19.436.113 euro, in pratica 2,7 milioni in più rispetto alla platea dei beneficiari 2020. Quali le ragioni dietro un tale calo? Per il Mef è soprattutto la modifica della normativa sulle modalità di pagamento che ha inciso sul cambio di passo. In sostanza, il fatto che dall’anno d’imposta 2020, la detrazione nella misura del 19% degli oneri spetti a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento tracciabili, ha contribuito in modo significativo a comprimere le spese sanitarie complessive dei contribuenti e il numero dei beneficiari. Approfittiamo per rammentare che dalla novità del tracciamento restano escluse le spese sostenute per l’acquisto di medicinali e di dispositivi medici, nonché le prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale.
Considerando il numero complessivo di contribuenti che hanno effettuato delle spese rientranti in tale ambito agevolativo, la spesa media pro-capite a livello nazionale è stata di 910 euro. Questo il dato medio di riferimento. Se invece spostiamo il nostro punto d’osservazione su base regionale, modifiche, anche sostanziali, sono piuttosto evidenti. Si va, infatti, dai residenti della Basilicata e del Molise, con spese pro-capite detraibili di 670 e 690 euro rispettivamente, al picco dei lombardi, la cui spesa sanitaria pro-capite detraibile è di 1.060 euro, seguiti dai residenti della Provincia di Bolzano, 1.030 euro pro-capite, e dai cittadini del Lazio, con una spesa agevolabile di 1.020 euro. Nel mezzo un ampio spettro altrettanto differenziato, che vede la Sardegna, dove la spesa sanitaria pro-capite risulta pari a 800 euro, svettare tra le regioni del Meridione.
Di sicuro interesse è anche la correlazione che il Mef fa tra le diverse classi reddituali e la spesa sanitaria effettiva. Se coloro che dichiarano un reddito annuo nella forbice tra i 15mila e i 20mila euro sostengono una spesa sanitaria media di 790 euro l’anno, salendo nel livello di reddito cresce anche il totale di spesa. Ad esempio, coloro che dichiarano redditi tra 50 e 55mila euro beneficiano d’una spesa sanitaria detraibile in media pari a 1.240 euro l’anno, mentre chi vanta un reddito sopra i 300mila euro spende in media 2.840 euro l’anno. Tradotto, maggiore è il reddito percepito, maggiore è la spesa in salute agevolabile che i contribuenti italiani sostengono. Questa correlazione ci fornisce un utile spunto di riflessione.
Di seguito l’elenco delle diverse tipologie di spesa sanitaria per le quali si ha diritto alla detrazione Irpef del 19%:
• prestazioni rese da un medico generico (incluse quelle per visite e cure di medicina omeopatica)
• acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco e con ricetta medica
• prestazioni specialistiche
• analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie
• prestazioni chirurgiche
• ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici
• trapianto di organi
• cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno)
• acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie).
Inoltre, sono detraibili, nella stessa misura del 19%, le seguenti spese di assistenza specifica:
- assistenza infermieristica e riabilitativa (per esempio, fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia, eccetera)
- prestazioni rese da personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona; • prestazioni rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo
- prestazioni rese da personale con la qualifica di educatore professionale.
- prestazioni rese da personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale.
Tutte queste spese possono essere indicate nella dichiarazione dei redditi per l’importo eccedente 129,11 euro. Se sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale la detrazione spetta per l’importo del ticket pagato.