Tasse non pagate, il fisco recupera solo il 13%
Roma – Il recupero delle imposte evase – per dolo, errore o necessità – non porta frutti: negli ultimi 20 anni, fino al 2019, oltre mille miliardi di euro di imposte sono stati oggetto di cartelle esattoriali, ma alla fine, come si evince dall’ultimo rapporto della Corte dei Conti, solo il 13,3% risulta incassato, Una miseria a cui urge dare una risposta.
Il malcontento verso la politica o l’evasione fiscale sono temi caldi, sempre al centro dell’attenzione della opinione pubblica. In particolare l’evasione fiscale viene spesso additata da politici ed esperti come una delle vie maestre per rimpinguare le casse dello Stato. Pensiamo all’utilizzo che il paese potrebbe fare di queste risorse: nuove infrastrutture ed ospedali, assunzione di personale, taglio del debito pubblico.
I numeri della Corte dei Conti
La Corte dei Conti, nel suo rendiconto annuale, ha scritto che al 31 dicembre 2019 lo Stato italiano deve incassare cartelle esattoriali per un valore pari a 954,7 miliardi di euro, cioè una somma pari al 50% del PIL annuale del nostro Paese. Soldi che non si vedranno mai, perché circa 153,1 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, 118,9 miliardi sono dovuti da soggetti deceduti o attività cessate, 109,5 miliardi sono dovuti da soggetti nullatenenti. Altri 410,1 miliardi si riferiscono a crediti per i quali lo Stato ha tentato un’azione di recupero ma questa è risultata parziale o inefficace. L’indice di riscossione medio negli ultimi 20 anni è pari, dunque, al 13,30%, cioè per ogni 100 euro di credito esattoriale se ne recuperano 13,30. Sulla fascia oltre i 100.000,00 euro di credito, questa percentuale cala al 2,7%.
Sfrondare la giungla normativa
La foto di un Fisco che fa fatica a recuperare il terreno perduto arriva proprio mentre si inizia a discutere di riforma, con il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che in un’intervista propone di riscrivere le regole per «sfrondare» una giungla normativa: «Innanzitutto bisogna fare 5 testi unici per riunire organicamente una materia immensa, di cui nemmeno gli esperti conoscono i confini. Non si conosce neppure con esattezza il numero delle leggi in materia fiscale oggi in vigore: dovrebbero essere circa 800».
Le cause dell’evasione fiscale
Da cosa dipende questo sostanziale fallimento del fisco? La risposta non è univoca, è chiama in causa vari aspetti del sistema tributario. Senza dubbio, la difficoltà nel recupero dei tributi dipende innanzitutto da una serie di paletti posti alla riscossione coattiva, quali ad esempio l’impossibilità di vendere all’asta la prima casa, il pignoramento dello stipendio limitato al quinto oppure l’impossibilità, fino a un paio di anni fa, di utilizzare le banche dati dei conti correnti per verificare le giacenze dei singoli debitori. A queste limitazioni vanno aggiunte quelle che impediscono all’incaricato della Riscossione di scegliere quale credito incassare e quale no, obbligandolo ad adoperarsi allo stesso modo sia per crediti che sa già essere inesigibili sia per crediti più credibilmente riscuotibili.
Infine si osserva che non è previsto nel nostro ordinamento la possibilità di effettuare una transizione del credito con il contribuente, il quale vorrebbe anche adempiere al suo obbligo (non esistono solo i delinquenti e i furbacchioni nel nostro Paese) ma non è in grado di farlo perché, per colpa o destino, l’importo è troppo alto rispetto alle sue possibilità.
Possibili soluzioni al vaglio
La domanda semplice e scontata è: cosa di può fare per combattere il fenomeno dell’evasione fiscale? Le ipotesi allo studio non mancano, dalle più semplici alle più articolate. Forse bisognerebbe riuscire a far pagare tutti. Poi approntare un metodo che individui più facilmente gli evasori, sarebbe un altro bel segnale al sistema economico e alla società. Bisogna dire che alcuni tentativi sono stati fatti recentemente in questa direzione. Pensiamo all’inserimento di obbligo di emissione di fatturazione elettronica e alle forme di tracciabilità dei pagamenti.
L’attenzione andrebbe posta infine su interventi di lungo periodo e dunque, non si può non pensare di riformare e di semplificare tutta la materia. Allo stato attuale, proroghe, eccezioni e deroghe sono un ginepraio, persino per gli addetti ai lavori. Bisogna reimpostare e semplificare l’architettura dei tributi, in modo da evitare il generarsi di varchi e di feritoie varie. Che spesso vengono infatti utilizzati come escamotage e scappatoie.