Roma – Il Covid-19 entra ufficialmente tra i rischi di natura biologica di cui il datore di lavoro deve tenere conto nel rapporto con il proprio personale dipendente. Il cosiddetto decreto Ristori-bis, il dl n. 149/2020, infatti, recepisce la direttiva 2020/739 del 3 giugno con cui la Commissione Ue, a distanza di 10 mesi dall’inizio di pandemia, ha inserito il Sars-CoV-2 nell’elenco degli agenti biologici che possono causare malattie infettive all’uomo.
Il recepimento della direttiva è avvenuto ieri. Tra i primi adempimenti dunque c’è quello di verificare se la novità determini la necessità dell’aggiornamento del Dvr (documento di valutazione rischi) e delle conseguenti misure di sicurezza.
Finora, le aziende hanno seguito le indicazioni provenienti dalla decretazione d’urgenza e dai Protocolli, figli del riconoscimento alle parti sociali di una parte del potere di regolamentazione, che hanno dato vita al Protocollo nazionale del 14 marzo 2020, aggiornato successivamente con il Protocollo 24 aprile 2020, nonché ai tanti Protocolli di settore che rappresentano le uniche fonti, al momento, di norme di sicurezza anti-contagio aziendali. Di fronte all’inarrestabile corsa al diffondersi del contagio, tuttavia, non appare inopportuna una verifica del livello di sicurezza sul lavoro garantito in azienda, anche alla luce della novità del decreto Ristori-bis, mediante un aggiornamento della valutazione rischi e conseguente rielaborazione del Dvr e delle misure di sicurezza.