Roma – Sono 186.019 le nuove partite Iva, con un aumento del 15,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Il confronto mese su mese, comunicano dal dipartimento, evidenzia che l’aumento è concentrato nel mese di marzo 2021 (+105,7%), poiché il mese di marzo 2020 era stato caratterizzato dall’inizio della crisi epidemiologica.
Il Mef, visto il particolare contesto di crisi pandemica, dà notizia anche dei dati delle chiusure di partita Iva avvenute nel corso del 2020, che vanno considerati ora pressoché definitivi. Nel periodo gennaio-dicembre 2020 risultano 333.495 chiusure, rispetto alle 429.478 riscontrate nel 2019. Pertanto, il dato del 2020, contrariamente all’atteso incremento delle chiusure per effetto della crisi economica generata dalla situazione sanitaria, registra invece il 22% di chiusure in meno rispetto al 2019. Tali dati sembrano mostrare, precisa il dipartimento delle Finanze, che le misure di sostegno alle partite Iva messe in atto nel corso del 2020 hanno avuto l’effetto di limitare le cessazioni di attività.
Riguardo la natura giuridica il 72,6% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 18,9% da società di capitali, il 3,4% da società di persone. La quota dei non residenti e altre forme giuridiche è pari al 5,1% del totale delle nuove aperture. In particolare, gli avviamenti operati da non residenti sono oltre il triplo dello scorso anno, fenomeno legato alla costante espansione dei servizi di e-commerce. Rispetto al primo trimestre del 2020, tutte le forme giuridiche evidenziano aumenti di avviamenti, a partire dalle Sc (+18,5%).
Con riferimento alla ripartizione territoriale, al Nord è localizzato il 46,7% delle nuove aperture, al Centro il 20,8% e al Sud e Isole il 31,9%. In generale, rispetto allo stesso periodo 2020 si registrano incrementi in quasi tutte le regioni: in primis Veneto (+39,5%), Friuli (32,8%) e Lombardia (+21,3%), ossia le regioni che hanno subito per prime le restrizioni della crisi pandemica nel 2020. Segno meno solamente per la Val d’Aosta (-5,6%) e la provincia di Bolzano (-0,4%) che riportano cali di aperture.
Per settore produttivo, le attività professionali registrano il maggior numero di avviamenti di partite Iva con il 20,8% del totale, seguite dal commercio (20,1%) e dalle costruzioni (9,8%). Rispetto al primo trimestre del 2020, si evidenzia un incremento generalizzato di quasi tutti i settori, in particolare con riferimento alle attività finanziarie, (+35,2%) e al commercio (+34,1%). Continua invece l’andamento negativo per i settori relativi ad alloggio e ristorazione (-25,3%), per l’istruzione (-9,6%), gli altri servizi (-8,1%) e per le attività sportive e di intrattenimento (-4,7%).
Una sostanziale stabilità si registra per ripartizione di genere: maschi al 61,3%. Il 50,2% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 30% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Rispetto al corrispondente periodo del precedente anno, tutte le classi di età registrano degli incrementi, in particolare la classe più giovane evidenzia un aumento del 16,2%. Riguardo il luogo di nascita degli avvianti, si evidenzia che il 14,8% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero, un dato lievemente più basso rispetto agli ultimi trimestri.
Nel primo trimestre 2021 i forfetari sono 91.786, pari al 49,3% del totale delle nuove aperture, con un segno + del 10,5% rispetto allo stesso periodo 2020.