Roma – Incremento dell’1,4%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le nuove partite Iva aperte nel terzo trimestre del 2021. È il primo dato che emerge nella consueta sintesi pubblicata dal dipartimento delle Finanze con le informazioni suddivise per natura giuridica, territorio, settore produttivo e dati demografici. In particolare, l’analisi evidenzia che nel periodo esaminato ne sono state attivate 107.024 e l’aumento generale delle aperture, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è dovuto unicamente ai non residenti (+180%), per effetto delle vendite di beni e servizi online.
La distribuzione per natura giuridica mostra che il 66,2% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 20,2% da società di capitali, il 2,7% da società di persone. La quota dei non residenti e altre forme giuridiche rappresenta complessivamente quasi l’11% del totale delle nuove aperture. L’analisi evidenzia che l’aumento generale delle aperture rispetto al terzo trimestre del 2020 è dovuto unicamente ai non residenti (+180%), fenomeno legato alle vendite di beni e servizi online, mentre tutte le altre forme giuridiche mostrano una flessione: persone fisiche -5,5%, società di capitali -5,9% e società di persone -8,2%.
Dal punto di vista della ripartizione territoriale, il 49,2% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,3% al Centro e il 29,7% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo 2020 evidenzia trend alquanto difformi. I principali incrementi di avviamenti sono avvenuti al Nord: Friuli Venezia Giulia (+34,1%), Lombardia (+29,8%) e Veneto (+13,5%). Tutte le Regioni centro-meridionali evidenziano flessioni: Calabria (-15,2%), Basilicata (-14,7%) e Umbria (-13,9%).
Riguardo alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra sempre il maggior numero di avviamenti di partite Iva con il 25,1% del totale, seguito dalle attività professionali (16,5%) e dalle costruzioni (10,7%). Rispetto al terzo trimestre del 2020, tra i settori principali i maggiori aumenti si notano nel commercio (+17%), nelle attività immobiliari (+15,1%) e nelle attività professionali (+10,3%). La sintesi mostra che le diminuzioni più rilevanti si registrano nell’agricoltura (-18,4%), nell’alloggio e ristorazione (-16,7% settori maggiormente colpiti dall’incertezza dovuta alla crisi Covid) e nella sanità (-14%).
In relazione alle persone fisiche, la ripartizione di genere è sostanzialmente stabile. Il 48,8% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 30,6% da soggetti nella fascia di età 36-50 anni. In confronto al corrispondente periodo 2020 tutte le classi mostrano un calo di avviamenti: dal -6,2% delle due classi più giovani al -1,8% della più anziana.
Se consideriamo il Paese di nascita degli avvianti, il 20,2% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero.
Infine, la sintesi evidenzia che nel periodo in esame 46.550 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 43,5% del totale delle nuove aperture, con un decremento del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.