ROMA – La Relazione sugli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Relazione BES) per il 2023 è stata trasmessa alle competenti commissioni parlamentari.Il documento, giunto alla sua sesta edizione, fornisce ogni anno l’evoluzione dello stato di benessere del Paese alla luce della Legge di Bilancio approvata a fine anno dal Parlamento, tracciando anche una proiezione per il triennio 2023-2025. La misurazione è effettuata in base agli ultimi dati disponibili forniti dall’Istat e da altre amministrazioni, elaborati utilizzando i modelli specifici sviluppati dal MEF. Ne risulta un quadro aggiornato sull’evoluzione dello stato di benessere del Paese misurato in base agli indicatori BES tra i quali rientrano il reddito disponibile lordo corretto pro-capite nominale, la disuguaglianza del reddito netto, la povertà assoluta, la speranza di vita in buona salute, l’eccesso di peso, l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, il tasso di mancata partecipazione al lavoro con relativa scomposizione per genere, l’occupazione delle madri con figli in età pre-scolare, le emissioni di CO2 e l’efficienza della giustizia civile.
Tra le misure contenute nella manovra 2023 che possono contribuire al miglioramento degli indicatori BES, si segnalano in particolare i provvedimenti con i quali il governo si è impegnato a continuare l’azione di mitigazione del caro energia a favore delle famiglie, specialmente quelle più fragili, e delle imprese, per proteggere la loro competitività e le loro prospettive di crescita.
La Relazione sugli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) fornisce ogni anno l’evoluzione dello stato di benessere del Paese in base a dodici indicatori afferenti a otto domini del BES monitorati dall’Istat nei suoi rapporti annuali. La Relazione, oltre a fornire un quadro aggiornato agli ultimi dati disponibili, proietta i suddetti indicatori BES alla luce della Legge di Bilancio approvata a fine anno dal Parlamento.
Le proiezioni degli indicatori BES per il 2023-2025 mettono in luce gli effetti positivi delle politiche fiscali attuate e ci spronano a continuare su questa strada, concentrando sempre più i nostri sforzi su misure di sostegno mirate e ben calibrate, che al tempo stesso preservino la sostenibilità della finanza pubblica. Le conseguenze della pandemia – spiega il MEF – nella sua fase più acuta e la crisi energetica, iniziata nell’estate 2021 e fortemente esacerbata dall’invasione russa dell’Ucraina, sono state profonde sulla nostra economia e il tessuto sociale è stato messo a dura prova. Nel corso del 2021, anche a seguito del progressivo allentamento delle misure di contrasto alla diffusione del virus, si è assistito ad un rimbalzo dell’attività economica e a un miglioramento delle condizioni sociali monitorate attraverso i dodici indicatori BES. Tuttavia, in molti ambiti non era stato pienamente ripristinato il livello pre-pandemia; persistevano anche rilevanti divari di genere, territoriali e generazionali. In questo contesto, la crisi innescata dal conflitto in Ucraina minacciava di dare luogo a conseguenze economiche e sociali enormi.
Nel 2022, il vertiginoso aumento dei prezzi energetici e delle materie prime alimentari e industriali ha causato un’accelerazione dell’inflazione verso livelli mai visti nel corso della storia recente. Oltre a ridurre il potere di acquisto dei consumatori, la fiammata dei prezzi avrebbe potuto generare – in assenza di un intervento pubblico – effetti estremamente marcati sulle famiglie a basso reddito e i soggetti più fragili, effetti che l’azione della politica fiscale ha contrastato in maniera efficace.
Di recente si è registrata una riduzione dei prezzi dell’energia che, se confermata, potrebbe aiutare a migliorare il contesto macroeconomico e contenere gli effetti negativi sul reddito reale delle famiglie, ma permangono elevati rischi legati alla situazione geopolitica.