Roma – Quasi una rivoluzione per il calendario delle scadenze fiscali nel 2023.. Il Governo, come noto, ha infatti approvato il 23 ottobre scorso in Consiglio dei ministri due nuovi decreti legislativi di attuazione della riforma fiscale, che si aggiungono ai due provvedimenti su riforma dell’Irpef e fiscalità internazionale varati la scorsa settimana a complemento della legge di bilancio.
Uno dei due testi approvati – spiega Confcommercio – prevede “l’anticipo dal 30 novembre al 30 settembre del termine per la presentazione delle dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di Irap”. Per i soggetti Ires, invece, il termine viene “anticipato dall’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta all’ultimo giorno del nono mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta”. La modifica, specifica il testo, consente di “anticipare il controllo delle dichiarazioni e, conseguentemente, l’erogazione degli eventuali rimborsi da esso scaturenti. La disposizione, inoltre, consente di anticipare i tempi per la precompilazione delle dichiarazioni. La norma, infine, consente di anticipare l’approvazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale e, di conseguenza, la pubblicazione delle relative procedure software”. Dal 2025, invece, le dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di Irap potranno essere presentate “a partire dal primo aprile, fermo restando il termine del 30 aprile per la disponibilità della dichiarazione dei redditi precompilata”. Dal 2024, in via sperimentale, l’Agenzia delle entrate renderà disponibile la dichiarazione dei redditi precompilata non solo per lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche per i titolari di redditi diversi e per i titolari di partita Iva. Verranno definiti meglio anche i contorni dell’autotutela: in caso di errore evidente da parte dell’amministrazione finanziaria la stessa, di propria iniziativa o su istanza del contribuente, potrà provvedere a ritirare l’atto più velocemente rispetto a prima.
Gli obiettivi, secondo quanto reso noto dal Governo, sono quelli di stimolare la crescita economica e la natalità, sostenere famiglie, imprese e lavoratori, prevenire e ridurre l’evasione e l’elusione fiscale, razionalizzare e semplificare il sistema tributario. Non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, quindi verrà finanziata in buona parte con la revisione delle “tax expenditure”, che sono ormai più di 600 e hanno un costo di 165 miliardi di euro.
La delega contiene i principi della riforma e ne delinea il quadro d’insieme. I decreti delegati, che conterranno le norme attuative, dovranno essere adottati entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega. Difficile, quindi che la riforma possa essere operativa prima della metà del 2025.
Nello specifico i ventidue articoli suddivisi in cinque titoli e riguardano: principi generali e tempi di attuazione; i tributi; i procedimenti e le sanzioni; itesti unici e codici ed in fine disposizioni finanziarie.
Salta quindi per i lavoratori dipendenti l’ipotesi di una flat tax incrementale. Al suo posto verrà introdotta una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. In arrivo anche il concordato preventivo biennale per le partite Iva e le pmi. Il fisco calcolerà quanto dovuto ai fini dell’imposta sui redditi per i successivi due anni: per chi accetta non ci saranno contestazioni sull’Irpef e avrà la certezza su quanto deve pagare (l’Iva andrà comunque versata).
Per la revisione dell’Irpef il ddl prevede la revisione e graduale riduzione dell’imposta. Il primo step sarà passare a tre aliquote e poi ad una unica. Al momento le aliquote dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche sono ancora le seguenti:
- 23% (per redditi fino a 15mila euro);
- 25% (per redditi tra 15.001 e 28mila);
- 35% (per redditi tra 28.001 e 50mila euro);
- 43% (oltre i 50.001).
Per quanto riguarda l’imposta sui redditi delle società (Ires), il provvedimento conferma l’aliquota ordinaria (24%), sono però previsti due regimi di vantaggio complementari: uno per le imprese che impiegano risorse in investimenti, nuove assunzioni o partecipazione dei dipendenti
agli utili; le imprese invece che non beneficiano della riduzione possono fruire di eventuali incentivi fiscali in forma di superammortamento.
La revisione dell’Iva prevede la razionalizzazione delle aliquote, la revisione della disciplina della detrazione, la semplificazione delle procedure per i rimborsi. Per l’Irap, che attualmente finanzia il servizio sanitario, è previsto il graduale superamento, con priorità per le società di persone e le società tra professionisti, e l’introduzione di una sovraimposta con base imponibile corrispondente all’Ires.
Via invece le sanzioni penali tributarie, in particolare quelle per le dichiarazioni infedeli, per i contribuenti che aderiscono all’adempimento collaborativo che hanno comunicato preventivamente i rischi fiscali. Escluse invece le sanzioni amministrative, sempre nella “cooperative compliance”, e si riducono anche i termini di decadenza per l’accertamento ai contribuenti con sistema di certificazione del rischio certificato da professionisti qualificati. Si rafforzano invece i premi per i contribuenti con alti livelli di affidabilità fiscale (compresa la riduzione dei tempi di rimborso).
Addio al superbollo, tra le ipotesi il progressivo superamento dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica per le auto con potenza superiore a 185 chilowatt.
Novità anche per i redditi da fabbricati: la cedolare secca verrà estesa agli immobili adibiti ad uso diverso da quello abitativo, a patto che il conduttore sia un esercente, un’attività d’impresa o di arti e professioni. Per i redditi da lavoro dipendente sarà prevista una semplificazione per i fringe benefit esclusi dal calcolo del reddito. Arriva invece la stretta sulle e-cig: sarà vietata la vendita a distanza dei prodotti di inalazioni contenenti nicotina o le cosiddette “nicotine puches”.